Paola Casarini

La scuola di formazione insegnanti yoga Vistara gestita da Beatrice Calcagno è stata un percorso di trasformazione, di consapevolezza, di impegno e di curiosità aumentata. Quando mi sono iscritta, sentivo il bisogno di approfondire la conoscenza storica e filosofica dello yoga, e di trovare una maggiore precisione nella pratica delle asana. Già dal primo seminario mi resi conto che quelle mie questioni, piccole e generiche, erano la punta di un sapere profondo e articolato; e così la pratica di ogni asana era un mezzo attraverso il quale il corpo poteva esprimersi e imparare: fare vrikasana, più del fare l’albero, è sentire cosa vuol dire mettersi nella posizione dell’albero, sentire i piedi ben radicati nel terreno e le braccia protese verso un allineamento con il cielo. Il confronto con diversi maestri, Walter Tirak Ruta, Daniele Rabozzi e Dominique Decavel, mi ha allenato a osservare il mondo e le persone sotto varie angolazioni, allontanando il giudizio e illuminando lo sguardo con nuove traiettorie: lo yoga è una pratica che può essere svolta in mille modi diversi e nessuno di questi, se consapevole, è sbagliato, si può praticare a occhi chiusi o a occhi aperti, lentissimamente o con attenzione allo sforzo e la resistenza fisica, immobile o con movimenti ritmati regolati dal respiro, e così via. Rimettermi a studiare materie lontane dalla mia quotidianità, come l’anatomia e la fisiologia, è stato un esercizio intellettuale altrettanto entusiasmante. Un’altra punta di diamante del corso sono le lezioni di cultura indiana tenute da Marilia Albanese e Alessandro Manià, che rendono accessibile e vicino un mondo lontano e altro.
Dopo quattro anni, la consapevolezza del corpo è aumentata, è una percezione che avviene non appena ci si mette dall’altro lato della classe, quello dell’insegnante. La curiosità d’imparare, quella è addirittura aumentata, anche grazie a tutti i compagni di corso che sono diventati amici, testimoni e propulsori di questo processo di conoscenza.